Francesco Ciusa, scultore nato a Nuoro nel 1883 e morto a Cagliari nel 1949 (qui in una foto dei primi del Novecento) ebbe un iniziale successo a soli 24 anni con La madre dell'ucciso e poi via via dimenticato per ragioni storiche e artistiche. Ora è praticamente sconosciuto fuori dai confini isolani. 
Il suo unico dipinto è La cena dei morti (olio su tela, 1910 ca., 105 x 109 cm, collezione privata. Foto: sito Catalogo generale dei Beni Culturali).
Rappresenta un'antica tradizione sarda, la festa “de is animeddas”, quando, nella notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre, i vivi, dopo aver consumato il pasto, lasciano la tavola imbandita per le anime dei defunti, che tornano durante la notte a far visita ai propri familiari. 
Non ci sono coltelli e forchette, e lo scopo era quello di non favorire i contrasti. Vediamo solo i piatti, i bicchieri, il vino e il pane, sotto una piccola fonte di luce che illumina soltanto il centro della scena.  Il resto è oscurità e silenzio, come si addice al tono e al momento della celebrazione. 
Il tema è dunque realistico, con elementi simbolisti. 
La madre dell'ucciso citato all'inizio è considerato da pubblico e critica il suo capolavoro (Elena Pontiggia, Ilisso, 2024) e descrive una veglia funebre. Si ritiene che l'autore si sia ispirato a un fatto realmente accaduto: l'uccisione di un pastore in agro nuorese e la sofferenza di una donna piegata davanti a un focolare spento ricordato dallo stesso Ciusa.
In essa emerge la disperazione del lutto, ma anche la dignità e l'orgoglio. Ad indicarlo sono gli abiti dimessi, la posizione e soprattutto l'espressione del viso. Realizzata nel 1906 per inviarla l'anno successivo alla Biennale di Venezia, venne lodata dal critico in quel momento più autorevole, Ugo Ojetti, che ne evidenziò i tratti profondi e umani e che parlerà della più importante rivelazione nel mondo della scultura (E. Pontiggia, cit.). 
Tra i critici dell'epoca che lodarono la scultura ci fu anche Margherita Sarfatti, non ancora affermata e in seguito fra i critici più influenti della prima metà del Novecento. 
Francesco Ciusa diventa così il simbolo dell'intera Sardegna e del suo spirito, sebbene meriterebbe anche adesso assai di più.
La madre dell'ucciso, opera originale in gesso, Galleria Comunale d'Arte di Cagliari. 
