La retorica natalizia, che ormai entra nel vivo sempre più in anticipo senza una ragione apparente se non quella di apparire, prevede e in molti casi impone, di festeggiare a ogni costo. Il clima di festa e magia invade tutti, così si sente dire spesso. Affermazioni generiche che veicolano stereotipi anziché valori, tramite frasi fatte o messaggi subliminali della pubblicità.
È, inoltre, il fatidico periodo delle immancabili classifiche: di vendita di qualcosa, di qualità di qualcosa, di ciò che si è fatto, di ciò che ci è piaciuto, eccetera eccetera. Dobbiamo persino condividerlo; in caso contrario sembriamo, e quindi erroneamente siamo, invisibili e irrilevanti.
Le classifiche classificano, creano classi, raggruppano, ma separano dal resto. Sta anche nell'etimologia della parola.
La politica fa i conti con se stessa e con le voci di bilancio. Si sa, i conti non tornano mai. Mentre la politica internazionale, attualmente, sembra più una barca che ha perso la propria bussola: naviga a vista.
Trovare una via d'uscita al pensiero comune e dominante, portare avanti delle alternative, in particolare quando i fatti prendono il sopravvento, è l'unica certezza rimasta a cui aggrapparsi con tenacia.
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Immagine: Lucio Fontana, Attesa, 1960, idropittura su tela (fonte: Fondazione Lucio Fontana).

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