La cultura è una salvezza e al contempo una condanna: lo afferma Raffaele Alberto Ventura nel suo nuovo saggio edito da Einaudi. Il titolo è La conquista dell'infelicità (sottotitolo: Come siamo diventati classe disagiata). L'autore, che ha già affrontato in passato tematiche simili, è nato negli anni Ottanta mentre io nei Settanta, ma poco importa. Siamo entrambi figli, e non solo noi, di una ideologia tipicamente borghese secondo la quale basta crederci ai sogni affinché si avverino, soprattutto quando sei iperqualificato. Che non significa non studiare o non avere ambizioni, bensì tenere i piedi ben piantati a terra e non fingere che l'autorealizzazione sia il rimedio per i mali contemporanei. Secondo alcuni questa è, con molta probabilità, una concezione troppo pessimistica, secondo altri vittimistica, dipende dalla visione del mondo e dalle esperienze. Anche la filosofia e la letteratura, delle quali troviamo esempi nel libro, hanno portato nei secoli all'affermazione di determinati modelli nel nostro immaginario di occidentali.
Tuttavia, settori come la scrittura e le arti in genere rientrano fra i casi più lampanti. Scrivere senza guadagnarci nulla lo si fa perché ci si può permettere di farlo (e perché è bello) ma credere al successo perché si pubblica un libro o alla visibilità perché si scrive su giornali, blog o riviste (di solito sottopagati o gratis) è da ingenui, e Ventura affronta anche tale spinoso argomento. L'economia vocazionale, definita così, va ad alimentare un sistema distorto, con gli autori che, di fatto, ne sono complici.
Tutti vogliamo essere apprezzati e riconosciuti per quello che facciamo, ed è normale. Ma non abbiamo tutti le stesse chance di farcela, come qualcuno, mentendo sapendo di mentire, sostiene.
Ritornando per un attimo in particolare alla scrittura è secondo me un'attività che ha comunque una forte connotazione di impegno civile e di militanza rispetto ad altre, e non guarda solo alla natura retributiva. L'impegno civile ha un suo alto valore. Questo nulla toglie a una consapevolezza sempre più necessaria.
