8 ottobre 2022

Alla città della mia infanzia

"Non aveva segreti per me la mia città. Fosse o lieta o alcuna ombra la oscurasse, ero abituato a compatire i suoi umori, a spartire i suoi sentimenti più celati, a seguirne le rimutazioni tanto sulla faccia che guardava il mare, quanto su quella che guardava la montagna. Era un affetto il mio ben più intimo e geloso, di quello che le cose inanimate o credute tali sogliono ispirare: misteriosa mistione di amore e di dubbio, insaziabile bisogno di fedeltà".

Tratto da "Alla città della mia infanzia, dico", racconto di Alberto Savinio, contenuto nella raccolta Casa «la Vita», Adelphi, 1988.


Alberto Savinio, raffinato scrittore e pittore, pseudonimo di Andrea Francesco Alberto de Chirico (Atene, 1891 – Roma, 1952) fratello del più noto pittore Giorgio de Chirico, ha espresso alla perfezione quello che provo per la mia città e in generale quello che proviamo un po' tutti verso il luogo di nascita o dove sono le nostre radici, simboli di appartenenza. Essere di casa infatti si dice quando siamo a nostro agio in un posto. Città-casa, simbolo di vita ma anche di morte, di mistero, di amore e odio. La casa è il luogo per eccellenza di tutto questo. Con il carico che porta dietro (e dentro, appunto). Costruire delle fondamenta e tenerle ben salde diventa con Savinio principio universale.



In foto, una veduta aerea di Novara, la mia città di nascita.