7 maggio 2024

Ristorante Il faro (un mio vecchio racconto)

 Quando aveva iniziato a lavorare andava ancora a scuola. Nei fine settimana, per racimolare qualche soldo, prima solo ai ricevimenti – matrimoni, cresime, comunioni con minimo trecento invitati alla volta – poi nei locali esclusivi della Costa Verde durante l’estate. Esperienze più facili da descrivere che da vivere soprattutto quando ci arrivi soltanto munito di teoria e poca pratica.

Imparò la fatica, il sudore, il sacrificio e a portare tre piatti in un braccio e altrettanti nell’altro braccio. L’essere disponibili e cortesi anche quando si è stanchi, i piedi fanno male e i turisti danarosi che chiedono l’inverosimile e quanto più sono ricchi più lo desiderano. A Dino, ragazzo di buone maniere, più maturo della sua età, con la passione delle montature colorate degli occhiali, piaceva servire ai tavoli ed elargire consigli. Amedeo fu il primo maestro, quello che non si dimentica, l’insegnante della pratica che è pratica della vita; con lui scoprì il segreto: l’attenzione e la cura per i dettagli e l’amore per il gusto. «Ti aprono a questo mondo, connubio di cibo e di vino. E come il resto del mondo, si deve scoprire lentamente e un po’ per volta. Non avere fretta», gli ripeteva. Invece divenne in poco tempo maître sommelier. 

Il 2013 segnò la svolta. E la svolta avvenne con una telefonata.

«Il signor Camerada del Faro torna a Modena».

«E il ristorante?»

«Appunto. Ti chiamo per questo».

«Sapevi che Il faro è riferito a un libro? 

«No, non lo sapevo, ma che c’entra?».

«Il nome lo lasciamo uguale. Mi piace».

«Lo lasciamo, ma ti che parli?».

Fu Giacomo, compagno brioso di ogni cosa, di classe, di lavoro, di indimenticabili avventure, a coinvolgere Dino nella sfida più importante. Da dipendenti a imprenditori. 

Poi arriva il 2020. La crisi non guardava silenziosa già prima e una pandemia improvvisa ha svaligiato una sala semivuota. Non riuscivano a riempirla nemmeno con i loro discorsi. 

«Senti un po’, facciamo smart working? Non si parla d’altro! Potremmo convertire l’attività in un sito internet dove vendiamo dolci tipici e vini d’annata».

«Mi stai trascinando in una nuova avventura?» rispose Dino con un’altra domanda, più divertito che preoccupato. 

I due soci, come naviganti, hanno fiducia nel faro che indica loro il percorso da seguire. Il mondo si deve assaporare lentamente e un po’per volta.